Disturbi da carenza di fosfato

L’ipofosfatemia è un disturbo elettrolitico caratterizzato da un livello anormalmente basso di fosfato nel sangue. La condizione ha molte cause, ma è più frequente quando a pazienti malnutriti (ed in particolare alcolisti cronici) vengono date grandi quantità di carboidrati. Questa cosa crea una forte domanda di fosforo da parte delle cellule, e questo fosforo proviene dal sangue, dal quale viene rimosso (cosiddetta sindrome da rialimentazione).

Fra le prime segnalazioni dei gravi effetti clinici correlati all’ipofosfatemia vi furono le osservazioni sulla mortalità nei prigionieri dei campi di concentramento della seconda guerra mondiale allorché venivano rialimentati. La sopravvivenza risultava più elevata fra coloro che ricevevano latte (ricco in fosfati) rispetto a quelli che non lo ricevevano. Problemi simili di malnutrizione ed ipofosfatemia furono riscontrati nei prigionieri alleati tenuti nei campi di concentramento dei giapponesi.

La misurazione della fosfatemia può non riflettere il contenuto totale di fosforo dell’organismo (le riserve, cioè il fosforo dei depositi) poiché nel corpo umano la maggior parte del fosforo è contenuta nelle ossa, nella forma di cristalli di idrossiapatite. Inoltre il fosfato extracellulare è solo una piccola parte delle riserve di fosforo dell’organismo, dato che la gran parte dell’elemento è intracellulare. Naturalmente i comparti intra ed extra cellulare sono in equilibrio ed è possibile lo spostamento di fosforo tra l’uno e l’altro.

Poiché una diminuzione di fosfato nel sangue è talvolta associata con un aumento di fosfato nelle urine, i termini “ipofosfatemia” e “fosfaturia” vengono talvolta usati in modo intercambiabile. Tuttavia questo modo di fare è improprio in quanto esistono molte cause di ipofosfatemia oltre alla eccessiva escrezione ed alla fosfaturia, e infatti le più comuni cause di ipofosfatemia non sono associate con fosfaturia.